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Il Sito
Hierapolis (anche Ierapoli o Gerapoli) è una città ellenistico-romana della Frigia. Dominava la valle del fiume Lykos sulla strada che collegava l'Anatolia al mar Mediterraneo. Le rovine si trovano nella odierna località di Pamukkale ("castello di cotone"), situata nella provincia di Denizli, in Turchia, e famosa per le sue sorgenti calde, che formano concrezioni calcaree.
Nel sito archeologico opera dal 1957 la Missione Archeologica Italiana di Hierapolis di Frigia (MAIER), fondata da Paolo Verzone del Politecnico di Torino. Attualmente il direttore della missione è il Prof. Francesco D'Andria dell'Università del Salento. Hierapolis di Frigia è uno dei siti archeologici e naturalistici più frequentati del Mediterraneo, con circa 1,5 milioni di visitatori all'anno. Le maggiori attrazioni turistiche sono rappresentate dalle concrezioni calcaree, dalle calde acque termali che sgorgano in mezzo alle rovine, e il patrimonio architettonico della città antica: un teatro romano molto ben conservato, una vasta necropoli e il Martyrion dell'apostolo Filippo, il cui complesso occupa per intero la collina che sovrasta la città.
Inquadramento geografico
L’antico centro di Hierapolis è situato su un altopiano calcareo a circa 350 metri dal livello del mare, soprastante la valle del fiume Lykos (odierno Ҫürüksu) interessato dalla vistosa presenza di fenomeni termali, nell’attuale località di Pamukkale nella provincia della moderna città di Denizli (v. fig. 1-2).
La piana del Lykos è dominata da due imponenti montagne che la separano dall’altopiano di Tavas e dalla pianura di Afrodisia, con a sud-est la cima vulcanica dell’antico Kadmos (odierno Honaz Dağ) che si innalza per 2751 metri e a sud l’antico monte Salbakos (odierno Baba Dağ).
L’area è posta alla confluenza di vie antiche e moderne che attraverso le vallate fluviali si collega alle altre vicine regioni. Verso sud corre la via principale verso l’importante città costiera di Antalya (antica Attaleia); a nord si trova la strada che, oltrepassata Tripolis, supera un passaggio montagnoso verso la Lidia, attraversando l’antica Philadelphia (odierna Alaşehir) e Sardi, nella valle del Hermos fino a raggiungere la costa occidentale di Izmir (Smyrna). Ad ovest attraverso il fiume Lykos, affluente del più grande Meandro, e la città di Aydin si collega all’altopiano anatolico con la costa egea, in origine fino a Seljuk (Efeso), e attualmente a Kuşadası. Verso est la valle del Lykos è collegata alla fertile regione dei laghi di Eğridir e alla città di Konya.
In antico questa regione era attraversata da una via di collegamento alla Strada Reale che univa la Persia al Mediterraneo e perciò era considerata una delle principali zone di transito tra l’altopiano anatolico e il Mare Egeo. È fu proprio questa la via di collegamento principale che permise a persiani, arabi e selgiuchidi di invadere e conquistare queste aree.
Questa posizione favorevole alle attività agricole ed ai commerci fece della valle del Lykos un bacino di intenso sviluppo demografico in cui sorsero e fiorirono numerose città e molti villaggi. Ai piedi del Kadmos sorge Colosse, la città dal più antico impianto, citata già da Erodoto; di fronte a Hierapolis si estendeva la fondazione seleucide di Laodicea che mantenne il primato amministrativo ed economico dell’intera area. Altrettanto importanti per i loro cospicui resti monumentali visibili sono le vicine città di Tripoli e Trapezopolis a sud.
Come si è potuto intuire quella del Lykos doveva essere una regione di confine, e per questo motivo i geografi antichi non sono concordi nel collocare Hierapolis in Lidia, Frigia o Caria. Tra le citazioni prevale comunque l’attribuzione alla Frigia in un territorio contiguo alla Caria.
I testi antichi relativi a Hierapolis sono piuttosto pochi, ma considerevoli se si associano ad essi le abbondanti testimonianze archeologiche, e ci permettono di delineare un quadro approfondito della storia della città e del territorio circostante.
Fondata probabilmente da uno dei successori di Alessandro Magno, per passare poi nelle mani dei re di Pergamo nel 188 a.C. con la pace di Apamea, Hierapolis divenne una delle più ricche città dell’Asia Minore di età romana, come d’altronde dimostrano i suoi monumentali resti.
Foto aerea dei resti monumentali della città
Prima della fondazione il pianoro fu interessato da rare tracce di frequentazione preistorica testimoniate dal rinvenimento di frammenti di ossidiana; e dal probabile sviluppo di un luogo di culto intorno alla grotta del Plutonio. Proprio il nome della città, Hierapolis, significa “la città santa” per via delle tradizioni religiose sorte intorno a questa grotta sacra.
Nel 133 a.C. il re di Pergamo Attalo III lascia in eredità ai Romani tutto il suo regno compresa Hierapolis, che venne assegnata alla circoscrizione giuridica con capoluogo a Cibyra.
Dal secondo II sec. a.C. fino al I sec. d.C. si assiste ad un intenso sviluppo delle attività industriali in particolar modo di quelle legate alla produzione della lana ed alla tintura dei tessuti. Lo stesso Strabone riferisce che le acque calde avevano il potere di fissare il colore ai filati di lana.
Nei primi due secoli dell’era cristiana Hierapolis venne trasformandosi da una città di pietra in una di marmo (per lo più di provenienza locale). Questo periodo è caratterizzato da un incremento dell’attività edilizia, voluto principalmente dagli imperatori della dinastia flavia, con la costruzione delle porte, della via di Frontino, del teatro e del ginnasio. L’importanza di Hierapolis può essere certamente letta anche dalle tombe, come la cosiddetta “Tomba Bella” e quella notevole di Flavius Zeuxis della fine del I sec. d.C. la cui iscrizione ricorda di come questo mercante abbia circumnavigato il capo Malea, la punta meridionale del Peloponneso, per ben 72 volte, viaggiando certamente verso l’Italia per motivi commerciali; dimostrazione di come la città non fosse chiusa su se stessa ma aperta verso l’esterno e costituita da un corpo civico cosmopolita, i cui cittadini dovevano provenire da un ampia area e sicuramente tra loro erano rappresentate molte delle principali zone dell’impero, tanto è vero che Hierapolis, come la vicina Laodicea, ospitava influenti comunità sia di Giudei, sia di Cristiani già dall’inizio del I secolo d.C.
Sempre nel II secolo si assiste alla monumentalizzazione dell’Agorà e probabilmente Hierapolis riceve la visita dell’imperatore Adriano che, in segno di benevolenza, aveva restituito l’aurum coronarium, una cospicua somma di denaro offerta dalle città per festeggiare il suo avvento al trono.
Con Antonino Pio si sviluppa il Cristianesimo e Hierapolis diviene sede vescovile con i primi vescovi Papia ed Apollinario.
Sotto l’imperatore Settimio Severo la città continua a svilupparsi ed a prosperare: grande prestigio assumono i giochi “ecumenici” in onore di Apollo Pizio ai quali partecipavano molte città dell’Asia Minore. Il sofista Antipatro, membro di una famiglia aristocratica di Hierapolis, acquista grande influenza presso la corte imperiale come istruttore del principi e segretario della cancelleria di corte per le città di lingua greca.
All’inizio del IV sec. d.C., l’imperatore Costantino il Grande prese due iniziative cruciali che modificarono il corso della storia. Ponendo termine alle persecuzioni, permise al Cristianesimo di diffondersi attraverso il mondo classico e al di là di esso; egli creò, inoltre, ciò che sarebbe divenuto il futuro Impero Bizantino, cambiando nel 324 il nome dell’antica città greca di Bisanzio in Costantinopoli, la sua nuova capitale dell’Oriente: Hierapolis si trasformò definitivamente in una città cristiana ed acquisì enorme prestigio in tutto il mondo cristiano per la presenza della tomba dell’Apostolo Filippo, che come Giovanni ad Efeso, viene venerato in tutta l’Asia Minore ed è meta di pellegrinaggio per tutto il mondo cristiano. Agli inizi del V secolo vengono redatti gli Atti apocrifi di Filippo in cui la città è chiamata Ophiorhyme, “città dei serpenti”, in relazione al culto della Vipera che l’apostolo aveva sconfitto convertendo gli abitanti al Vangelo. In questa fase vengono abbandonati edifici come il teatro in favore della costruzione di nuove chiese come la cattedrale e il Martyrion di San Filippo.
Immagine del Martyrion di San Filippo
Sotto Giustiniano, nel 535, Hierapolis che in origine era una sede vescovile suffraganea di Laodicea, fu nominata metropolis della regione Phrygia Pacatiana secunda, quando la provincia fu divisa in due.
La prima metà del VII secolo fu un periodo molto travagliato per tutta l’Asia Minore, ivi compresa la città di Hierapolis: dal 602, inizio del regno di Foca, fino al 623, dopo la loro sconfitta sotto Eraclio, i Persiani mossero guerra contro Bisanzio, ed invasero una grande parte dell’Asia Minore nel 616. Alcuni archeologi sostengono in effetti che alcuni strati di distruzione identificati negli scavi di Afrodisia debbano essere collegati a battaglie contro i Persiani, e le stesse ragioni sono state suggerite per distruzioni ad Efeso e Sardi.
Non molto dopo l’invasione del 616 la Frigia fu colpita da un violento terremoto; le impressionanti scoperte archeologiche a Hierapolis mostrano il crollo di molti imponenti monumenti come il ninfeo dei Tritoni, che sembrano concordare assai meglio con forti movimenti del terreno piuttosto che con eventi bellici. La maggior parte di questi monumenti non verrà più ricostruita segno che la città non fu più in grado di riprendersi.
Per tutto l’ VIII fino ad oltre il X secolo si assiste alla ruralizzazione della città con la costruzione di case sulle rovine e piccole cappelle nei luoghi delle antiche chiese. Va comunque detto che i dati storici che riguardano Hierapolis attraverso questo intero periodo presentano un vuoto che l’archeologia sta gradualmente colmando. La città continua ad essere attestata nei documenti come una diocesi (presenza dei vescovi citati negli Atti dei Concili), e l’archeologia sembra dimostrare, dopo la massima depressione di questi secoli, una graduale ripresa economica del sito testimoniata dall’importazione di ceramica e dall’aumento del numero di monete. Nonostante ciò, una nuova minaccia all’Asia Minore ed a gran parte del Vicino Oriente era rappresentata dall’arrivo dei turchi selgiuchidi.
Questi ultimi, attirati dalle ricche terre dell’Anatolia bizantina, nel 1071, sotto il comando del loro capo Alp Arslan, i Selgiucchi sconfissero le forse bizantine a Mantzikert e catturarono l’imperatore Romano IV Diogene (1068-1071) dando inizio all’invasione e alla devastazione di gran parte dell’Asia Minore che non lasciò indenne la città di Hierapolis, dove l’archeologia ha individuato le chiare tracce del passaggio di questo popolo. Nonostante ciò non è ancora del tutto chiaro cosa sia accaduto a Hierapolis in questo periodo, benché nel 1190, durante la terza crociata, Federico Barbarossa attraversa con i suoi crociati la città in rovina “cum cruce in litania majori” in memoria dell’Apostolo Filippo.
È difficile infatti stabilire con esattezza quando Hierapolis fu definitivamente perduta da Bisanzio dal momento che, come accadde per altre città della Frigia e della Lidia, può essere sopravvissuta per qualche tempo come una isola bizantina all’interno del mare turcomanno. Certo è che gradualmente nella prima metà del XIII secolo, Hierapolis e l’area circostante divennero una parte stabile dei domini selgiuchidi con capitale a Konya, e la città si trasformò in una vera e propria fortezza con la costruzione di torri, caravanserragli e di un castello sul margine occidentale del pianoro.
Hierapolis venne gradualmente abbandonata, e già nel quindicesimo secolo al tempo dell’espansione ottomana, era una città del passato, non più menzionata nei documenti, e unicamente dimora di occasionali coltivatori, pastori e banditi, fino a che essa non fu riscoperta da viaggiatori occidentali durante il diciassettesimo secolo, primo fra tutto Raymond Chandler che visitò le rovine nel 1765.
1678 – 1699 Prime descrizioni della città da parte dei viaggiatori J. Spon, G. Wheler, T. Smith, che riferiscono della vasta necropoli e delle bianche cascate di travertino.
1745 R. Pococke descrive, oltre alle necropoli, gli altri monumenti come il teatro; identifica nel ninfeo il tempio di Apollo.
1775 R. Chandler, con il contributo della inglese Society of Dilettanti, si reca a Hierapolis, visita la città e legge alcune iscrizioni del teatro.
1812 C.R. Cockerell descrive il Plutonio.
1828 Anche V.J. Arndell ricorda la presenza della grotta sacra.
1838 L. De Laborde descrive il sito e i monumenti.
1839 C. Fellows interpreta le rovine delle terme come palazzo.
1858 Ch. Trémaux disegna la pianta della città ed alcune ricostruzioni dell’edificio teatrale.
1898 Prima sintesi complessiva sulla città nel volume di C. Humann, C. Cichorius, W. Judeich, F. Winter che presenta gli aspetti topografici, architettonici, artistici, soffermandosi in particolare sulla necropoli ed offrendo la prima ampia raccolta di iscrizioni.
1957 Inizio dei lavori sistematici di ricerca e di restauro ad opera della Missione Archeologica Italiana fondata da Paolo Verzone, con l’incoraggiamento di un grande archeologo turco, Arif Müfid Mansel. Grazie al Prof. Verzone, che si era temporaneamente trasferito in Turchia come professore di Storia dell’Architettura alla Teknik Universitesi di Istambul, ripresero le ricerche ufficiali italiane in Anatolia, interrotte nel 1939 ad Afrodisia.
1957 – 1969 Studio da parte della Missione Archeologica Italiana dell’impianto urbano e dei monumenti cristiani. Scavo del Martyrion di San Filippo, del tempio di Apollo. Restauri della Porta di Frontino e di alcuni monumenti della necropoli. Inizio dei lavori al teatro con un contributo, nel 1960 e 1961, della Direzione Generale delle Antichità e dei Musei di Turchia.
1970 – 1971 Indagini sistematiche sul tracciato viario e riconoscimento dell’impianto ortogonale della città, ad insulae allungate.
1972 – 1979 Riprendono gli scavi al teatro. Restauro del proscenio. Dal 1978, direzione di Daria De Bernardi Ferrero, Politecnico di Torino, con la responsabilità scientifica di Paolo Verzone, nei confronti del Governo di Turchia.
1980 – 1983 Allestimento del Museo negli ambienti delle Terme. Restauri del teatro, in particolare nel podio della frontescena. Inizio dei lavori nella vasta area settentrionale ad est della Via di Frontino. Identificazione dell’Agorà circondata da portici ionici in marmo.
1984– 1987 Restauri in vari edifici della necropoli. Scavo integrale della Via di Frontino con l’asportazione degli spessi depositi di calcare. Sviluppo tumultuoso del turismo di massa che include Hierapolis tra le principali mete, anche per l’attrazione costituita dalle cascate di travertino. Nel 1987 si costituisce l’Associazione Amici di Hierapolis.
1988 Hierapolis-Pamukkale è inserita nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO (n.485).
1989 Inizio dello scavo sistematico di un isolato a nord del teatro e dello studio delle abitazioni di Hierapolis.
1990 – 1991 Interventi di sistemazione della zona dell’Agorà, della Porta e della Via di Frontino; restauri delle tombe nella necropoli nord, anche per l’intervento di sponsor (Signora Helga Winkler-Fowa Torino).
1992 – 1994 Importanti lavori di restauro nel teatro e nelle necropoli con contributi della Fiat di Istanbul e della Fondazione KoÇ. La Direzione Generale delle Antichità e dei Musei di Turchia dà inizio, oltre che ad importanti lavori di restauro delle Terme e della zona sud, ad un programma di protezione dell’ambiente naturale e delle formazioni di travertino. Si costruiscono due ingressi all’area archeologica nella zona a nord e a sud con tutti i servizi necessari per le intense attività turistiche. Nel 1994 inizio del programma di studio e scavi nel Castello medievale.
2000 Viene nominato direttore della MAIER il Prof. Francesco D’Andria, docente di Archeologia presso l’Università di Lecce.
2000 – 2003 Messa a punto del sistema informatico (ODOS) per la gestione dei dati di scavo che ha trovato grande successo nel progetto “Santuario di Apollo”, e che ha gettato le basi per la modellazione e ricostruzione 3D dei principali monumenti della città. Avvio delle prime ricerche topografiche, telerilevamento, rilievo metrico, cartografia numerica e GIS. Ricerche archeologiche condotte in varie aree della città: Santuario di Apollo, Insula 104, Grande Edificio, Ninfeo dei Tritoni e Necropoli Nord. Ripresa delle ricerche intorno all’area del Martyrion di San Filippo. Nel 2003 viene pubblicata la prima Guida Archeologica di Hierapolis, in quattro diverse edizioni in lingua italiana, turca, inglese e tedesca.
2004 – 2006 Vasto programma di ricognizioni archeologiche nel territorio di Hierapolis. Ricerche archeologiche condotte in varie aree della città: Santuario di Apollo, Stoà di Marmo, Insula 104, Necropoli Nord, Porta di Frontino, Stoà-Basilica, Ninfeo dei Tritoni, Cattedrale, Collina e Ponte di San Filippo e Martyrion di San Filippo. Continuano la ricerca epigrafica e numismatica sulla grande mole di reperti presenti.
2006 – 2008 Prende avvio il progetto Atlante di Hierapolis di Frigia, condotto dall’équipe di topografi leccesi dell’Università e del CNR-IBAM coordinati dal Dott. Giuseppe Scardozzi, che ha preso pieno compimento nel 2008 con la pubblicazione del suddetto Atlante con all’interno ben 53 fogli in scala 1:1000 che raccolgono tutte le informazioni presenti sul territorio e rappresenta ormai uno strumento indispensabile per tutti i gruppi di lavori e per chiunque in futuro voglia condurre ricerca a Hierapolis.
2011 Inizio dei lavori di restauro del teatro con la ricostruzione del primo ordine della scana, finanziati dal Ministero della Cultura e del Turismo Turco.
2011 Scoperta della Tomba dell’Apostolo Filippo all’interno della Chiesa ad est del Martyrion.
Tomba di San Filippo
2012 Identificazione certa del Plutonio. Ricerche archeologiche in varie aree della città: Chiesa di San Filippo, Insula 104, Ninfeo dei Tritoni e Plutonio.
L’impianto urbanistico
Hierapolis fu fondata in epoca ellenistica, nel corso del III sec. a.C., a opera dei Seleucidi, in un area probabilmente occupata in precedenza da un luogo di culto sacro a Cibele in prossimità della sorgente termale vicina alla grotta del Plutonio, nella stessa zona in cui venne edificato poi il santuario di Apollo. Salvo pochissime tracce di frammenti di ceramica frigia, in tutta l’area della città mancano rinvenimenti archeologici relativi al periodo precedente la fondazione.
Età ellenistica e primo-imperiale
Anche per l’età ellenistica non si dispone di molte testimonianze archeologiche, ma quelle individuate consentono comunque di avere un idea di quale doveva essere la conformazione originaria della città. L’impianto urbano di questa fase occupa il pianoro formato dai depositi calcarei delle sorgenti e si estende lungo i pendii delle sovrastanti colline. È caratterizzato da uno schema di tipo ippodameo che sovrappone alle asperità ed ai dislivelli del suolo una maglia viaria ortogonale. Tale impostazione urbanistica viene mantenuta senza grandi variazioni fino all’età proto-bizantina. L’impianto era impostato su una lunga plateia larga 14 metri, orientata in senso nord-ovest/sud-est, a cui erano paralleli 9 stenopoi più stretti e larghi circa 3 metri (10 piedi); queste strade erano incrociate da altri 35 stenopoi orientati in senso nord-est/sud-ovest, definendo così isolati regolari con il lato corto impostato sulla plateia e sulle altre strade con andamento nord-ovest/sud-est.
Planimetria generale dell’area urbana con divisione in Regiones e Insulae
L’orientamento del tessuto viario aveva poi una stretta relazione con il sistema fognario e con quello di distribuzione dell’acqua potabile: al di sotto degli stenopoi, infatti, nella parte centrale della sede stradale correva una fognatura, mentre al di sotto della plateia si trovava un ampia cloaca, che fungeva da collettore di raccolta di tutte le acque che confluivano dalle strade minori. Tra le poche testimonianze riferibili a questa fase restano in gran parte solo le necropoli con tombe a tumulo e a fossa scavate nella roccia di base, che si svilupparono tra il II e il I sec. a.C. e che circondavano tutta la città, a nord, a est e a sud. Questa difficoltà è accentuata dalla mancata presenza di fortificazioni che delimitano il perimetro urbano, in questo periodo infatti a garantire la difesa della città sarebbero bastati una torre di avvistamento e il ripido pendio del lato occidentale coperto dalle formazioni di calcare. Hierapolis si doterà di una cinta muraria solo nel V sec. d.C., e che probabilmente, con poche eccezioni, doveva seguire il limite ipotizzabile per la città ellenistica e della prima età imperiale, in virtù anche della disposizione dei sepolcreti, immediatamente al di fuori del circuito.
Pianta di Hierapolis in epoca ellenistica e primo-imperiale
A partire dall’età augustea e poi, nel corso della prima metà del I sec. d.C., Hierapolis sembra essere stata interessata da un intensa monumentalizzazione, che gli scavi archeologici degli ultimi anni stanno sempre più evidenziando. A questo periodo sono riferibili i resti dell’Agorà Civile presenti all’interno del laghetto del Pamukkale Termal, al centro della città, e la porta monumentale in marmo, la c.d. Porta Bella, sul lato settentrionale della vasta piazza circondata da stoai.
In età giulio-claudia assume il suo assetto definitivo il Santuario di Apollo, con il peribolo dorico che lo circondava, disposto su terrazzi pavimentati in marmo e collegati da scalinate sempre marmoree; si estendeva in un area larga circa 70 m. oltrepassando verso nord lo stenopos 16 e i limiti di due insulae contigue.
Sempre a questa fase risale il Teatro al centro della città: i resti della prima fase dell’edificio sono stati messi in luce dagli scavi degli ultimi anni, che hanno evidenziato come esso avesse in origine una struttura di tradizione ellenistica con i sedili della cavea in travertino che scendevano fino all’orchestra, di forma circolare, e con parodoi oblique.
Alla stessa fase di monumentalizzazione della città appartengono infine anche la c.d. Stoà di marmo a sud del Santuario di Apollo e il Ginnasio nella periferia meridionale della città, entrambi oggetto di interventi di scavo rispettivamente nel 2005 e nel 2007.
Età imperiale (dai Flavi ai Costantinidi)
Dopo il devastante terremoto neroniano del 60 d.C. Hierapolis fu interessata da forti trasformazioni che portarono a un espansione dell’area urbana (quasi 72 ettari) sia verso nord che verso sud, in aree occupate in precedenza da necropoli.
In epoca flavia, il proconsole d’Asia Sextus Iulius Frontinus (84/85 d.C.) fece prolungare la plateia verso nord e verso sud, cosicché il principale asse stradale di Hierapolis raggiunse la lunghezza di 1360 m., ed alle sue estremità vennero innalzate due porte onorarie a tre fornici, fiancheggiate da due torri, circolari quelle settentrionali e quadrate nell’altra (v. fig. 10). Queste non avevano alcuna funzione difensiva, in quanto isolate e non collegate ad una cinta muraria, che anche in questa fase era ancora assente.
Pianta di Hierapolis nella piena età imperiale
Gli interventi avviati nei decenni finali del I sec. d.C. e poi proseguiti nella prima metà del II secolo portarono ad una forte espansione di Hierapolis nella zona nord, con la costruzione di alcuni edifici che duplicavano quelli della parte centrale della città. In questa zona, dove in parte si estende la Necropoli Nord-Est, tra l’età di Adriano e quella di Antonino Pio, fu realizzata una grande Agorà di ca. m 170 x 280, che andò ad occupare parte della necropoli e dei quartieri artigianali. Poco a nord-est dell’Agorà, verosimilmente sempre nel corso del II secolo, fu realizzato anche il Teatro Nord extraurbano, mai indagato sistematicamente e di cui si conservano pochi resti.
Non si conosce molto delle trasformazioni di Hierapolis nel corso del IV sec. d.C., prima che nella seconda metà del secolo un altro forte terremoto segni una nuova cesura nella sua storia. A questo periodo sono riferibili le modifiche apportate all’orchestra del Teatro al centro della città, che venne trasformata in una colymbetra per spettacoli acquatici; un iscrizione incisa sull’architrave marmoreo del secondo ordine della scena, inoltre, fa riferimento ai lavori di restauro e consolidamento dell’edificio alla metà del IV secolo al tempo di Costante II.
Infine tutt’intorno alla città si estendevano le necropoli, la più grande ed importante delle quali era la già menzionata necropoli settentrionale attraversata dalla prosecuzione della Via di Frontino, dove nel I sec. d.C. e soprattutto nel II e III sec., numerosissimi sarcofagi e monumenti funerari di varia tipologia si inseriscono tra i tumuli e le tombe a fossa di età ellenistica.
Età proto-bizantina (V - VII sec. d.C.)
Nella seconda metà del IV secolo Hierapolis fu colpita da un forte terremoto che provocò danni ingenti a tutta la città. Gli interventi di ristrutturazione e ricostruzione che ne seguirono, nonché le nuove edificazioni tra V e VI secolo, cambiarono l’aspetto della città, senza però stravolgere l’impianto urbano precedente.
Un elemento di grande novità è certamente la realizzazione della prima cinta muraria, tra la fine del IV e gli inizi del V sec., in seguito alle leggi imperiali del 395 emanate da Teodosio che obbligavano le città a munirsi di mura per difendersi dalle incursioni barbariche, che circondò gran parte della città di età imperiale, lasciando al di fuori del circuito parti significative dell’area urbana, la cui estensione si ridusse a 60 ettari ca. Fuori dalle mura venne così lasciata tutta la parte nord della città, con le Terme, il Teatro, l’Agorà, la Porta di Frontino e ben 170 m della grande plateia con alcune porzioni delle insulae.
Alcuni dei monumenti che avevano subito ingenti danni a causa del sisma, furono esclusi dalla città proto-bizantina e i loro materiali ampiamente reimpiegati nelle fortificazioni o cotti e trasformati in calce: è il caso del Teatro Nord, quasi completamente demolito; e della vicina Agorà, che cambiò la sua funzione divenendo un quartiere artigianale extraurbano sui cui resti delle stoai vennero impiantate le fornaci per la produzione di tegole e mattoni, con accanto le botteghe e le abitazioni degli artigiani.
Pianta di Hierapolis in epoca proto-bizantina
La cinta aveva una lunghezza di quasi 2100 m ed una larghezza variabile intorno ai 2,50 m, e costituita da un doppio paramento a grandi blocchi, messi in opera a secco o con l’uso di poca malta. Lungo il tracciato sono visibili una ventina di torri a pianta quadrangolare e almeno 10 porte disposte in relazione agli assi viari della maglia ortogonale preesistente.
Le trasformazioni che interessarono l’area urbana dopo il terremoto della seconda metà del IV secolo furono strettamente legate al nuovo ruolo assunto dalla Hierapolis bizantina, che tra il V e il VI sec. divenne un centro importante per la Cristianità e fu eretta a metropoli della Phrygia Pacatiana secunda (535), grazie al prestigio derivato dalla presenza della tomba dell’apostolo Filippo, sulla quale Paolo Verzone pensava fosse stato costruito il Martyrion, il nuovo monumentale simbolo della città.
L’edificio più importante della città proto-bizantina era sicuramente il Martyrion di San Filippo, che divenne una delle principale mete di pellegrinaggio dell’Asia Minore. Fu costruito alla fine IV o agli inizi del V sec. su una collina che domina da nord-est l’area urbana, in precedenza occupata dall’estremità sud-orientale della Necropoli Nord-Est e che dopo circa un secolo venne distrutto da un incendio.
Età medio-bizantina, selgiuchide e ottomana
Intorno alla metà del VII sec. si verificò un nuovo rovinoso terremoto che provocò gravissimi danni alla città, molti edifici crollarono e non furono più ricostruiti e restaurati. È il caso della cinta muraria e i monumenti che inglobava, le chiese, il portico meridionale del Ginnasio, le abitazioni e gli impianti produttivi sorti tra V e VI sec. nell’Agorà Nord, che venne definitivamente abbandonata, le case del Insulae 104 e la scena del Teatro al centro della città crollata nell’orchestra.
Se nel VI sec. Hierapolis era ancora un centro vitale con chiese monumentale, il terremoto della metà del VII sec. danneggiò gravemente la città, che non ebbe più la forza di risollevarsi e subì un forte declino, accompagnato da un calo demografico. Conservò comunque un ruolo di centralità nel territorio sino al XIII-XIV sec., le stesse fonti ricordano il passaggio della Terza Crociata di Federico Barbarossa (1190), seppur in una situazione politico-militare ormai mutata dalla contesa dell’area tra Bizantini e Turchi, culminata nel XIII secolo con la conquista selgiuchide.
A partire dal VII secolo si verificò una progressiva ruralizzazione della città con la costruzione sulle macerie di nuclei abitativi che non rispettavano più l’assetto urbano originario. All’interno delle basiliche proto-bizantine crollate furono costruite piccole cappelle o chiesette monoaulate. È il caso del Martyrion con due piccole cappelle absidate costruite sui lati sud ed ovest; della chiesa sopra il Teatro che si ridusse ad una cappella nella prima navata, mentre le navate laterali furono trasformate in vani abitativi. In tutte queste chiesette e cappelle sono state rinvenute tombe a fossa di epoca medio-bizantina.
Pianta di Hierapolis dopo il VII secolo
Il nuovo sistema insediativo cancellò l’impianto urbano regolare di età classica e proto-bizantina e modeste sepolture furono sistemate nelle strade o negli antichi edifici in rovina; il sistema pubblico di approvvigionamento e distribuzione idrica andò irreparabilmente disgregandosi e parte della superficie urbana rimase libera per le coltivazioni e il pascolo.
Nel momento cruciale della lotta tra Bizantini e Selgiuchidi (XII-XIII sec.), la documentazione archeologica sembra attestare un vero e proprio abbandono di molte aree della città. Nella seconda metà del XII secolo venne costruita inoltre la c.d. Fortezza selgiuchide, che occupava un importante posizione strategica su uno stretto promontorio proteso verso ovest sulla valle sottostante. Le indagini archeologiche hanno permesso di datare l’ultima fase di frequentazione del complesso alla seconda metà del XIV sec.; nello stesso periodo, precisamente nel 1385, Hierapolis cessa di essere sede vescovile, e va verosimilmente datato a questo momento il definitivo abbandono della città, forse anche come conseguenza del terremoto che nel 1354 la devastò nuovamente.
Data ultimo aggiornamento: 27.02.2013