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Rapporti campagne di scavo
Nella campagna 2012 le attività si sono concentrate nello spazio centrale tra le banchine. Lo scavo ha individuato un ampio deposito di ossa, in condizioni mediocri di conservazione; si sono individuati segmenti scheletrici in connessione. Tra i materiali ossei si sono rinvenuti anche oggetti del corredo, elementi in ferro come placche con chiodi, oggetti in vetro e ceramica, come unguentaria fittili ed un unguentarium in vetro, pedine da gioco in vetro. Si segnalano anche i frammenti in avorio di una figura di Nike alata e i resti di un flauto in osso, coperchi di pisside.
La datazione dei manufatti va dal I sec. a.C. al II sec. d.C.
Si è proseguito nello studio biologico dei resti antropologici, per la determinazione del sesso, dell’età, e delle variazioni anatomiche patologiche e non patologiche.
Le attività hanno riguardato l’area tra la Porta di Frontino, il perimetro occidentale della Torre Ovest, la tomba di Flavio Zeusi con il frantoio.
In questa area si è proceduto con un piccolo saggio sul lato esterno N-E della Torre Ovest tra questa e il muro di blocchi irregolari (USM 134), che corre con andamento N-S. Il saggio ha permesso di mettere in luce un muro (US 701) di pietre non regolari conservato in due soli corsi ed appoggiato sul piano di roccia naturale ; la struttura è precedente la Porta e obliterata dalla costruzione di questa.
Lo scavo ha confermato come il piano naturale di roccia sia stato lavorato e regolarizzato in modo tale da costituire l’appoggio del muro (USM 134) e delle fondazioni della Torre.
Porta di Frontino. Sistemazione dei blocchi dell’attico.
Lo scavo ha inoltre messo in evidenza che le fondazioni della torre si articolano in un corso di ortostati di 0,70 m circa di altezza, al di sopra del quale si imposta la prima cornice marcapiano aggettante dalla muratura.
Contestualmente è continuato lo studio della Porta di Frontino, ed in particolare dell’attico, per la definizione del progetto di restauro. Dei circa 200 elementi pertinenti all’attico, attualmente conservati nelle aree circostanti il monumento, è stata realizzata la necessaria documentazione.
Al Ninfeo dei Tritoni si è completato lo studio degli elementi strutturali e decorativi della facciata marmorea e del rilievo sistematico dell’edificio; contemporaneamente sono proseguite le indagini di scavo avviate nelle precedenti campagne.
1. Relativamente allo studio degli elementi architettonici della facciata marmorea è stata completata la schedatura analitica dei blocchi pertinenti ad alcune serie di elementi architettonici. Le serie prese in esame in questa campagna comprendono: lacunari; basi di colonna, di lesena e di pilastro; pilastri cuoriformi; capitelli. E’ stato inoltre possibile procedere alla ricomposizione di elementi spezzati in diversi frammenti.
2. In collaborazione con l’équipe degli epigrafisti sono state completate le indagini relative alle due iscrizioni di dedica dell’edificio. Per quanto riguarda l’iscrizione sull’architrave è stata definitivamente accertata la presenza di una parte di testo erasa, che seguiva la menzione dell’imperatore Severo Alessandro sviluppandosi su due blocchi successivi di fregio-architrave. Relativamente invece all’iscrizione sulla cornice, il lavoro svolto ha permesso di completare il posizionamento dei blocchi conservati all’interno della sequenza e di calcolare con maggiore precisione l’ampiezza delle lacune. E’ stato inoltre possibile attribuire al Ninfeo un blocco reimpiegato in un muro tardo nell’area della Chiesa a Pilastri, che si può ubicare nell’edicola ricadente sull’asse centrale della facciata della fontana.
3. Riguardo all’attività di scavo, l’intervento è consistito nell’ampliamento dell’area già esplorata nelle campagne 2010 e 2011 lungo il marciapiede ovest della Via di Frontino, di fronte al Ninfeo.
Il piano della strada e le due strutture murarie US 8808 e 8894 che delimitavano la carreggiata rispettivamente a nord e a sud sono stati ripuliti, scavati per un’ulteriore tratto verso ovest e documentati. Il piano stradale era costituito da uno strato di terra frammista a calcare e ciottoli. Nel settore a sud della strada è stata messa in luce la prosecuzione verso sud del lungo muro rettilineo (US 8825) con andamento N-S parallelo alla plateia, già individuato nel suo tratto più settentrionale nel 2011; il muro costituiva la fronte degli ambienti che si affacciavano lungo il lato ovest della strada ed è riferibile alla radicale ricostruzione di età proto-bizantina, successiva al terremoto della metà del IV sec. d.C.
La rimozione dei canali ha consentito di mettere in luce gli strati relativi alla distruzione del portichetto protobizantino, eretto lungo il marciapiede con basi, fusti e capitelli di reimpiego. Al crollo del portichetto sono riferibili alcuni fusti di colonna ed estesi lembi del crollo delle tegole di copertura; lo strato ha inoltre restituito quantità considerevoli di ceramica proto-bizantina ed una lastra frammentaria a rilievo con scena di Amazzonomachia pertinente al basamento del secondo ordine del Ninfeo.
La prosecuzione dello scavo in questa campagna ha permesso di acquisire dati utili alla definizione delle fasi di occupazione dell’area di fronte al ninfeo, soprattutto per i rifacimenti di età proto-bizantina e le trasformazioni nelle modalità di occupazione successive al sisma del VII sec. d.C.
Una campagna di rilievo strumentale è stata condotta nel calidarium delle Terme, con l’utilizzo di Stazione Totale e Laser scanner 3D.
Lo scavo si è concentrato in 5 aree diverse B, G, H, I, J.
Si è proceduto alla rimozione degli strati rimasti sotto le banchine; si è proceduto allo scavo e documentazione dei resti ossei ma tutti i contesti della fase romana risultano disturbati dagli interventi successivi. Tra i manufatti della fase romana si ricorda una figurina di gladiatore. I reperti più antichi sono riferibili al II sec. d.C. mentre i materiali più tardi rinvenuti nel 2012 si datano al tardo X – inizi XI sec. d.C.
Lo scavo nella tomba C91 ha avuto l’obiettivo di chiarire il processo di formazione dell’ampio deposito di ossa interno alla sepoltura. Si è rinvenuto un solo individuo in connessione. Sono stati rinvenuti pochi oggetti di corredo, chiodi in ferro, frammenti fittili, una croce dell’XI sec.
Fuori dalla tomba, nell’angolo sud-est è stato rinvenuto un deposito, formato da un’anfora rotta contenente un unguentario in vetro , una lampada e un vaso databili tra fine I e inizi II sec. d.C.
Si è avviato lo scavo della tomba e della fattoria ottomana che è stato costruita inglobando l’edificio funerario.
Si è scavata la tomba a cista, molto profonda. I ritrovamenti indicano una datazione tra tardo I e II sec. d.C.
Si sono scavate due trincee per controllare i risultati delle prospezioni magnetiche del 2011; lo scavo ha individuato la presenza di muri di un peribolo che circondava la tomba.
Contestualmente è stata eseguita la verifica delle epigrafi della necropoli est. Per questo si è realizzata la pulizia di sarcofagi e monumenti funerari, al fine di completare la documentazione.
Presso il magazzino della Missione è continuato lo studio osteologico dei reperti, per la determinazione di sesso, età, malattie, deficit nutrizionali. Le ricerche si sono concentrate sui crani rinvenuti, circa 75.
Nella campagna 2012 i lavori nella chiesa di San Filippo sono stati avviati con una pulizia generale della navata centrale interessata dallo scavo del 2011. E’ stato riaperto il saggio al centro della navata per completare la documentazione della vasca circolare che era stata affiancata, in età protobizantina, alle due piscine rettangolari.
Si è proceduto quindi con la messa in luce del pavimento in opus sectile nell’area davanti alla tomba di San Filippo, che risulta costituito da pannelli di m. 1,50 x 1 separati da fasce di marmo bianco. Una lacuna nel pavimento ha permesso di individuare, anche nella navata centrale, una tomba della necropoli romana coperta poi dalle strutture della chiesa.
Nella zona del templon, immediatamente ad ovest dello stilobate, sono state individuate due tombe di età romana costruite con blocchi di travertino e coperte dal pavimento della chiesa.
E’ stata scavata la navata laterale sud che termina con una cappella. Della porta di accesso alla cappella si conservano ancora in posto gli stipiti in marmo. E’ stato messo in luce il crollo della parte ovest della navata, conservato per oltre un metro di altezza, in cui è stato possibile riconoscere gli elementi dell’alzato del secondo ordine: basi, colonne e capitelli. Completata la documentazione grafica e fotografica si è proceduto alla rimozione del crollo ed è stato messo in luce il pavimento della navata in tavelle di terracotta.
Anche la navata laterale nord è stata oggetto di indagine. E’ stato dapprima rimosso il crollo dell’estremità est che ha permesso di mettere in luce una cappella di età medio-bizantina con due balaustre in marmo, ancora in posto, che chiudevano il bema e banchine in laterizi lungo i muri perimetrali. La mensa dell’altare in marmo bianco, con un’iscrizione di dedica sulla fronte, è stata rinvenuta in crollo insieme al pilastro che la sosteneva. Lungo la parete dell’abside sono stati rinvenuti, in caduta, numerosi frammenti di intonaco dipinto che decoravano la parte alta della cappella. Il pavimento ben conservato è in tavelle di terracotta. Anche la parte ovest della navata, vicino alla tomba di San Filippo, è stata liberata dai crolli dell’alzato che si conservavano per circa due metri. I materiali del crollo coprivano una grande quantità di elementi marmorei come le colonne del secondo ordine, parti dell’ambone e delle balaustre. E’ stato rinvenuto anche un frammento di una mensa di altare che reca inciso sulla fronte un’iscrizione di dedica di “Teodosio Metropolita”. Nell’angolo nord-ovest della navata, probabilmente in età mediobizantina, fu costruita una vasca con le pareti di un sarcofago scanalato. Lungo tutta la parete nord si conserva una banchina che si interrompe solo in corrispondenza di un ingresso. Il pavimento di questa parte della chiesa è in lastre di marmo di grandi dimensioni.
Chiesa di San Filippo. La cappella mediobizantina nella navata laterale nord.
E’ stata ampliata l’area di scavo a nord della chiesa. La rimozione dei livelli di accumulo superficiale ha permesso di mettere in luce alcuni pilastri a grandi blocchi e muri con orientamenti diversi che si appoggiano ad essi. Si tratta di strutture che si estendono sulla parte nord della collina, accessibili dalla chiesa, che saranno oggetto di indagine nella prossima campagna.
Nell’angolo ovest della navata sud, lo svuotamento di una buca di depredazione ha permesso di identificare probabilmente un’altra tomba della necropoli romana (T708) obliterata dalle strutture della chiesa. La buca riempita con materiali di demolizione della chiesa, frammenti di mosaico, vetri ed ossa umane, è stata svuotata fino a m. 2 ma non è stato raggiunto il piano pavimentale della tomba che si sviluppava verso nord.
Insieme ai lavori di scavo sono proseguiti i rilievi manuali delle strutture e l’implementazione degli stessi nel GIS di scavo.
E’ stato avviato lo studio dei materiali architettonici dell’alzato della chiesa con la schedatura sistematica degli elementi del templon.
Sono stati eseguiti lavori di consolidamento ed integrazione delle strutture perimetrali e dei pilastri della navata centrale della chiesa.
- Un’equipe di restauratori ha provveduto ad incollare e consolidare gli elementi del templon della chiesa. Sono state riattaccate 8 colonne monolitiche, basi, capitelli ed alcune lastre dell’epistilio in previsione dei lavori di anastilosi che saranno eseguiti nella prossima campagna.
- Sono stati consolidati i lacerti di intonaco conservati sui muri perimetrali all’interno del nartece e della navata centrale. Lacerti di intonaco bianco sono stati consolidati anche all’interno delle navate nord e sud.
Nel 2012 sono stati aperti due saggi adiacenti a quelli operati nella campagna 2011 (fig. 1), che hanno messo in luce l’intera area del cortile quadrato con tutta la pavimentazione a grandi lastre di travertino (fig. 2), circondato da un gradino di ca. 20 centimetri sui lati nord, sud ed est, molto ben conservato. Su di esso si affacciano due ambienti, di forma all’incirca quadrata, due esedre prive di chiusure verso lo spazio scoperto. Una di queste, posta a sud del cortile, presenta un pavimento in opus spicatum ma con alcune lacune (fig. 3). Malgrado la presenza di un muro di età medio bizantina che insiste sopra la parte centrale della pavimentazione, il disegno è tuttavia ricomponibile per tutta la sua superficie. Il muro (X-XI secolo) è costruito sopra lo strato di crollo della casa di età proto-bizantina.
Nei livelli di crollo delle strutture di età proto bizantina, livellati poi nella fase più recente, sono stati rinvenuti molti reperti, tra cui una grande lanterna fittile da appoggio (fig. 4) e la parte inferiore di un’anfora ed un frammento di scultura in marmo bianco che completa il gruppo di Eros e Psiche rinvenuto nel 2011.
L’esedra posta a nord del cortile (A 1512) ha una pavimentazione in opus sectile con alcune lacune e restauri antichi (figg. 8, 9). Il motivo complessivo mostra una suddivisione del campo in riquadri sia quadrati che rettangolari.
Diversi frammenti di pitture, di stucchi, di vetri da finestra sono stati recuperati negli strati di crollo di questo vano e davanti alla porta della biblioteca (figg. 11, 12). I frammenti di vetri da finestra, rinvenuti lungo il muro esterno della biblioteca, attestano l’esistenza di una o più finestre che garantivano l’illuminazione degli ambienti.
Si è potuto chiarire anche il rapporto tra l’area della fontana e gli ambienti circostanti: cortile e vano di ingresso. Davanti alla fontana monumentale un livello di grandi e spesse lastre di marmo nero e bianco (fig. 14) costituisce il piano pavimentale. Si è potuto comprendere la sistemazione della fontana stessa, circondata da pavimentazioni diverse: in marmo nella parte anteriore, in tavelle di terracotta sul lato ovest, in opus spicatum sul lato sud.
I restauratori sono intervenuti a consolidare gli intonaci privi di pitture sulla parete sud della biblioteca (fig. 16) e dopo questo intervento i muri sono stati ricoperti con Geotex. Alla conclusione della campagna di scavo si sono ricoperti con uno strato di terra le pavimentazioni delle due esedre.
Tutti i reperti dello scavo 2012 sono stati inventariati nel programma computerizzato ADA, e le schede di Unità Stratigrafica e di Elemento Strutturale sono state immesse nel medesimo programma.
Le attività nel Santuario di Apollo hanno interessato l’Edificio A. Il tempio, con una prima fase di età ellenistica ed una seconda di età giulio-claudia, venne interamente ricostruito all’inizi del III sec. d.C. come edificio prostilo tetrastilo di ordine corinzio.
Le ricerche sono finalizzate alla conoscenza della struttura architettonica, anche in vista di un progetto di risistemazione dell’area del Santuario e di conservazione delle strutture del tempio.
Durante i mesi di luglio-settembre si è realizzata la catalogazione completa dei blocchi pertinenti alla struttura, scavati a più riprese nel 1963-1964 e 2001-2003, e sistematati in più parti del Santuario.
È stata realizzata la documentazione grafica e fotografica di tutti gli elementi (oltre 250 blocchi) architettonici. Lo studio ha permesso di riconoscere la pertinenza dei blocchi ai quattro diversi lati dell’Edificio, di stabilire una prima ricostruzione grafica dell’alzato (fronte e lati lunghi), e di valutare la consistenza di quanto si è conservato, ai fini della presentazione a terra del monumento.
Si è anche proceduto alla pulizia dell’intero Edificio A, realizzando una adeguata documentazione fotografica ed i prospetti di tutti i lati del tempio.
Santuario di Apollo. Vedute dell’edificio A con i blocchi architettonici sistemati nell’area circostante.
Si è provveduto alla realizzazione di una struttura in acciaio per sorreggere la volta a botte in laterizio che definisce la camera ipogea dell’edificio C.
Le attività di scavo della campagna 2012 nell’area del Ploutonion si sono concentrate principalmente alle estremità nord e sud del theatron in travertino.
Nel settore settentrionale la rimozione degli scarichi bizantini ha permesso di evidenziare interamente il segmento con orientamento est-ovest del theatron : questo presenta tre file di sedili e il sottostante poggiapiedi. La parte inferiore, invece, è costituita da un muro che è stato evidenziato per 1,20 m di altezza. Nella parte centrale del muro si trova un’apertura con architrave di 1,30 m di larghezza, di cui si è indagata solo la parte superiore. Questa apertura è funzionale ad un passaggio presente al di sotto del theatron, diretto verso nord e riempito di terreno.
Santuario delle Sorgenti- Ploutonion. Veduta generale da sud.
Relativamente al segmento nord-sud del theatron l’approfondimento dello scavo nel settore settentrionale ha permesso di evidenziare una parte della facciata monumentale dell’edificio realizzata con capitelli ionici su semi-colonne; lo scavo ha raggiunto il livello della sorgente di acqua termale.
Lo studio dei due segmenti dell’edificio ha permesso di definire due fasi di costruzione: alla prima fase è riferibile il segmento nord-sud con la facciata monumentale a cui viene aggiunto il segmento est-ovest.
Nel settore meridionale, invece, l’apertura di un nuovo saggio esplorativo ha messo in evidenza il prolungamento dell’edificio per circa 2 m. verso sud e il banco di roccia di base in cui sono visibili le tracce di espoliazione del theatron in travertino.
Nella parte centrale del monumento, infine, la pulitura dell’architrave al di sopra dell’arco in marmo ha permesso di evidenziare interamente l’iscrizione con la dedica del monumento a Plutone e Kore e con il Ploutonion descritto dalle fonti letterarie.
Nel cantiere del teatro i lavori si sono concentrati sulla ricomposizione delle colonne della frontescena marmorea: 14 colonne di marmo docimio -in origine monolitiche e di due differenti diametri- che, a causa dei crolli si sono spezzate in diverse parti. La ricomposizione prevede dapprima la pulitura manuale delle superfici di contatto, quindi ogni elemento viene poi consolidato con l’inserimento di almeno 3 barre Ø 20 mm. di fibra di vetro come previsto dalla relazione tecnica della Direzione del Restorasyon ve Konservasyon Merkez Laboratuari di Istanbul del Ministero turco della Cultura (rapporto del 25/10/2010); le barre e le superfici di contatto sono legate con araldite (composizione: 75% araldite e 25% catalizzatore).
Dopo aver ricomposto le colonne si è provveduto all’integrazione delle lacune con araldite, graniglia e polvere di marmo. Per realizzare le reintegrazioni i restauratori preparano delle casseforme di cartongesso sigillate con argilla entro le quali viene colato l’impasto.
Per poter compiere una prova dell’anastilosi del primo podio a sud sono stati realizzati due pilastri integrativi di travertino in sostituzione provvisoria di quelli originali in marmo da reintegrare.
Con l’aiuto del restauratore della Missione, Mario Catania, è stato definito l’impasto della malta da utilizzare nei giunti della muratura in travertino a sostegno della frontescena.
Si è proceduto con le reintegrazioni di alcuni piani di posa e di attesa delle architravi e delle cornici che formano le edicole rette e curve. Sono state trattate le superfici di contatto con una pulitura manuale meccanica per rimuovere le impurità e le formazioni biologiche, per poi inserire piccoli e numerosi perni di fibra di vetro sigillati con araldite. Preparate le cassaforme di cartongesso e le chiusure di argilla, è stato effettuato il getto integrativo di araldite che, successivamente, è stato lavorato in superficie e con un sottosquadro con le superficie antiche di almeno 1 cm.
E’ stata poi preparata e consegnata una lista dei blocchi marmorei mancanti che dovranno essere reintegrati, laddove strutturalmente necessari, con nuovi elementi di marmo di Afyon.
Sono stati poi anche preparati i dettagli costruttivi degli archi di acciaio e degli elementi di appoggio per il consolidamento dell’edificio scenico. Per la corretta realizzazione delle strutture metalliche di consolidamento, l’ing. Galvagno ha redatto una dettagliata relazione sui trattamenti protettivi e di finitura a cui dovranno essere sottoposte tutte le parti metalliche.
Gli architetti Filippo Masino e Giorgio Sobrà hanno predisposto uno schema integrativo di tutti gli elementi della frontescena con la codificazione univoca di ciascuna parte; è stato inoltre preparato un elenco dettagliato di tutti i blocchi e frammenti marmorei ancora dispersi nel piazzale e nei depositi del museo.
Negli ultimi giorni di attività della Missione è stato eseguito con il GPS il rilievo strumentale delle nuove evidenze archeologiche sia nell’area centrale della città (Santuario delle Sorgenti – Ploutonion) e sulla collina di San Filippo.
E’ stata effettuata la catalogazione delle monete rinvenute a Hierapolis nel corso delle campagne di scavo del 2008, 2009, 2010, 2011, 2012.
I reperti numismatici in oggetto provengono da varie aree della città e si datano in un ampio arco cronologico che si estende dagli inizi dell’ età romana imperiale ad età selgiuchide.
Poche risultano le attestazioni di produzioni locali attribuibili alle zecche di Hierapolis, Colossae, Stectorium, Tripolis, mentre si registra una grossa concentrazione di presenze relative ad emissioni romane imperiali e bizantine databili tra IV e VI secolo.
Durante il soggiorno nel settembre 2012 (dal 4 al 10) Tullia Ritti, Francesco Guizzi, Alister Filippini, componenti dell’Unità di ricerca epigrafica, hanno raccolto la documentazione grafica e fotografica necessaria allo studio dei nuove iscrizioni venute in luce durante la stagione di scavo 2012 e hanno rivisto alcuni documenti emersi negli anni precedenti.
HIERAPOLIS - Attività 2011
Tomba 163d
Nel corso della campagna 2011 è proseguito lo scavo all’interno della camera ipogea della tomba 163d, in particolare dei resti antropologici conservati sulle tre banchine interne. È stato possibile riconoscere i resti di numerosi scheletri in connessione anatomica, soprattutto sul fondo delle banchine. Numerosi oggetti appartenenti ai corredi funerari sono stati recuperati, in particolare gemme intagliate, orecchini in oro. È stato inoltre effettuato un sondaggio nella parte centrale del vano, che ha portato a riconoscere il fondo originario della tomba: si è inoltre mostrato che tutta la superficie sotto le banchine è colma di ossa non in connessione, in giacitura secondaria, in seguito a continui interventi di sepoltura. Parallelamente allo scavo si è proceduto alla schedatura sistematica dei materiali osteologici, con il prelievo di campioni per le successive analisi di laboratorio.
Terme-Chiesa
Nel corso della campagna 2011 è stato perfezionato il progetto preliminare per la messa in sicurezza del complesso delle Terme-Chiesa; questo permetterà di predisporre, nel corso del prossimo anno, un lavoro complessivo comprendente l’estensione del ponteggio sulla facciata interna della parete orientale del calidario ed altri interventi temporanei per la messa in sicurezza dell’edificio.È stato avviato con l’ausilio di uno scanner laser il rilievo di dettaglio dell’edificio.
Terme-Chiesa. Il Laser scanner durante il lavoro all’interno dell’edificio.
Porta di Frontino
Le indagini archeologiche si sono concentrate lungo il margine meridionale della Torre Ovest, per identificare le diverse fasi di frequentazione dell’area. Al di sotto dei livelli superficiali sono stati individuati gli strati di frequentazione tardo-bizantina ed un canale di travertino, che è stato rimosso con l’utilizzo del martello pneumatico. È stata quindi messa in luce una vasca, parzialmente conservata, costruita con materiale di reimpiego di cui non è stato possibile identificare la funzione. Nella parte est dell’area di scavo è stato identificato lo stilobate su cui poggiano le facciate doriche della Via di Frontino.Nel fornice centrale della Porta di Frontino un sondaggio ha permesso di mettere in luce le diverse fasi della pavimentazione della Via di Frontino, recuperando alcuni blocchi decorati reimpiegati come lastre pavimentali.Accanto all’attività di scavo è proseguito lo studio degli elementi architettonici riferibili all’attico in marmo della Porta di Frontino.
Ninfeo dei Tritoni
Le ricerche hanno visto il proseguimento dello studio degli elementi architettonici per l’elaborazione di una proposta di restituzione grafica del monumento e la prosecuzione dello scavo nell’area prospiciente il ninfeo. Lo studio accurato dei blocchi, in condizioni per lo più frammentarie, ha permesso in quasi tutti i casi di riconoscerne la pertinenza ad uno dei tre livelli della facciata del ninfeo. La rielaborazione di tutta la documentazione raccolta ha portato alla realizzazione di un nuovo modello di ricostruzione tridimensionale del ninfeo.Sulla base degli elaborati grafici (piante, prospetti e sezioni) è stato possibile eseguire una mappatura dei materiali che compongono il ninfeo, delle forme di degrado di cui sono affetti i singoli blocchi, per uno studio finalizzato alla conservazione del monumento.Sono riprese le indagini avviate nel 2010 sul lato opposto della plateia rispetto al ninfeo. La presenza delle formazioni calcaree e di due canali che occupavano tutta la fascia orientale del saggio ha comportato l’utilizzo del martello pneumatico. La pulizia dello strato di calcare ha consentito di individuare varie buche di palo, disposte in asse con altre già individuate nel 2010: si tratta dei resti della fase più tarda di occupazione dell’area, forse relative ad alcuni recinti o capanne. Pertinenti ad una fase abitativa precedente, di età medio-bizantina, erano invece diversi ambienti quadrangolari ed un percorso stradale. È stato inoltre individuato il limite occidentale del marciapiede della plateia dietà proto-bizantina, costruito con molti materiali di reimpiego.
Santuario di Apollo
Sono proseguite le indagini nell’area compresa tra il Ninfeo di Apollo e la Via di Frontino, dove era già stato messo in luce il theatron rituale realizzato in blocchi di marmo. Si è continuato lo scavo con martello pneumatico degli strati travertino che coprono l’area antistante il theatron. Al di sotto del travertino si è riconosciuta l’originaria pavimentazione del theatron, che in parte è stata asportata fra VIII e XI sec. d.C. Lo scavo ha individuato ampie fratture provocate da eventi sismici; all’interno delle fratture l’acqua si è incanalata formando piccoli laghi sotterranei. Per avviare l’attività di restauro del theatron, si è provveduto a liberare dal travertino l’ultimo filare di sedili in marmo. I blocchi sono stati spostati con gru semovente per essere poi puliti dalle concrezioni calcaree e restaurati.
Ninfeo del Santuario di Apollo
Nel Ninfeo del Santuario di Apollo sono proseguite le operazioni di rilievo del monumento e la raccolta di dati riguardanti i materiali che compongono la facciata del monumento; è proseguita la schedatura dei blocchi ed è stata avviata una campagna di rilievo dello stato di conservazione delle varie parti del ninfeo.
Insula 104
Le indagini si sono concentrate nella parte occidentale dell’insula, all’interno dalla Casa dell’iscrizione dipinta, sia per completarne lo scavo che per definire un sistema di drenaggio delle acque piovane, che devono essere fatte defluire lontano dagli ambienti dipinti. Tutta l’area oggetto di indagine è stata indagata con georadar.È stato messo in luce un ampio settore di un cortile pavimentato a grandi lastre di pietra; al suo interno si è messa in luce una grande fontana in muratura, rivestita con lastre di marmo. La fontana, internamente rivestita da grandi lastre di terracotta, aveva una tubazione in terracotta per il deflusso dell’acqua. Lo scavo ha evidenziato inoltre un vano a lato dell’ingresso, pavimentato in opus spicatum. Tale ambiente doveva essere riservato all’ostiarius, per il controllo di degli accessi dalla strada alla casa. Dallo scavo proviene un piccolo gruppo statuario in marmo (alt. 60 cm) che riproduce la coppia di Eros e Psiche, stanti, che si abbracciano. La scultura rinvenuta in quattro pezzi è stata pulita dalle incrostazioni calcaree e ne è stata realizzata la ricomposizione. Si è proceduto a liberare il piano stradale dei due stenopoi 18 e 19 dai blocchi di grandi dimensioni che li rendevano impraticabili. Anche nella campagna 2011 sono proseguiti i lavori di consolidamento di pitture e stucchi nel vano della biblioteca. Alla conclusione dei lavori si è provveduto alla copertura sia dei muri affrescati che della fontana.
Chiesa di San Filippo
I lavori di scavo sulla collina di San Filippo hanno permesso di individuare la chiesa costruita in età protobizantina intorno alla tomba di età romana C127.
Nartece
Le attività nella parte settentrionale della chiesa hanno portato completamente alla luce il nartece; le sue murature sono conservate in altezza per oltre due metri, con ampie parti di intonaco bianco in posto. All’interno è stato messo in luce un pavimento in opus sectile molto lacunoso. È stata inoltre individuata la prosecuzione della scalinata in marmo che dal nartece permetteva di raggiungere la piattaforma costruita sulla sommità della tomba C127. La parte inferiore di questa scalinata risulta costruita sopra una tomba di età romana, con copertura a volta; all’interno sono stati rinvenuti i resti di varie deposizioni in connessione.
Navata centrale
Dopo i primi interventi di pulizia e documentazione sono stati avviati i lavori per la rimozione dei crolli degli alzati della chiesa all’interno della navata centrale. È stata liberata con la gru semovente dapprima l’area davanti alla tomba C127, mettendo completamente in luce la facciata della struttura romana. La rimozione dei crolli è poi proseguita in tutta la navata centrale. All’interno della tomba C127 è stato completato lo scavo, con la rimozione dei livelli di frequentazione di età selgiuchide, relativi all’utilizzo a scopi abitativi della tomba.Lungo la navata, davanti alla tomba C127, sono state messe in luce due vasche con murature in laterizi e rivestimento in marmo. Si tratta probabilmente di vasche per immersioni rituali riferibili ad età protobizantina all’interno delle quali erano state poi ricavate, in età medievale (IX-X sec.), delle sepolture. Le deposizioni rinvenute all’interno erano in ottimo stato di conservazione e i defunti presentavano ancora addosso gli indumenti e le calzature in cuoio. La rimozione dei crolli ha consentito di individuare i materiali architettonici dell’ambone e del templon, tra cui le colonne e le trabeazioni con ricchi motivi decorativi. In diverse aree della navata è stato individuato il pavimento in opus sectile con rifacimenti ed integrazioni di età medievale. All’estremità orientale sono state messe in luce le tre absidi che chiudevano le navate della chiesa. Nell’abside centrale è stato rinvenuto il synthronon costruito con laterizi e rivestito con lastre di marmo e separato dall’abside da uno stretto corridoio. Il pavimento del corridoio, conservato solo in parte, era in tavelle di terracotta.Davanti al synthronon sono stati individuati i resti dell’altare, caratterizzato da una spessa lastra di marmo; al di sotto vi è una struttura ipogeica con copertura a botte, realizzata in laterizi e rivestimento in intonaco. La cripta e l’altare erano collegati da un tubo fittile. All’interno della camera è stata individuata una sepoltura individuale riferibile ad età medievale.Tutte le strutture perimetrali della chiesa sono state interessate da interventi di consolidamento ed integrazione delle creste murarie. Lavori di consolidamento hanno anche interessato le strutture in laterizio del synthronon e gli intonaci parietali ancora in posto del nartece e della navata centrale. La facciata della tomba C127 è stata oggetto di restauro, per consolidare lesioni e scheggiature. Inoltre è stata realizzata una struttura in tubi metallici per sostenere dall’interno i lastroni degli spioventi della tomba; una porta metallica, inserita a pressione, assicura la chiusura dell’ingresso della tomba.
Chiesa di San Filippo. L’area all’inizio dei lavori della campagna 2011.
Chiesa di San Filippo. La navata centrale durante i lavori di scavo.
Chiesa di San Filippo. Il crollo nella navata centrale.
Necropoli Est
Survey
Sono state condotte prospezioni con magnetometro e GPR, in collaborazione con “GGH-Solutions in Geo-Science”, alla base della collina orientale, poi alla sommità della necropolis est tra la tomba C92 e il Martyrion. Le strutture funerarie mappate nel 2008-2010 sono state schedate, misurate, fotografate, con il posizionamento delle iscrizioni.
Cimitero proto-bizantino
Il cimitero scoperto nel 2010 alla sommità della collina è stato ulteriormente scavato, mettendo in luce varie tombe realizzate con tegole, sia a cista che alla cappuccina, prive di corredo e con resti ossei mal conservati.
Tomba C91/51 (tomba di Attalos)
La tomba, aperta nel 2010, era stata utilizzata in età bizantina come struttura abitativa, come testimoniano vari frammenti di ossa di animali. Al di sotto si sono scavati i depositi costituiti da varie deposizioni, sia primarie che secondarie. Tra i materiali rinvenuti si segnala un pendent a croce in bronzo databile tra X e XII sec. e una seconda croce, di un tipo comune nella regione di Denizli, databili nell’XI sec.
Tomba C92/42 (tomba of Eutyches)
Lo scavo si è concentrato nell’area al di sotto delle banchine, ricca di materiali ossei di età bizantina; sono state rinvenute varie monete in bronzo, una moneta in oro, un anello in oro. I ritrovamenti confermano che il deposito comprende sia materiali di II-V sec. d.C., che una frequentazione di XI-XIII sec.
Santuario delle Sorgenti
Le indagini archeologiche si sono concentrate principalmente nella parte superiore del complesso monumentale in corrispondenza del teatro rituale di età giulio-claudia già individuato nella campagna del 2009. Impostato sul banco di roccia naturale l’edificio, ha un andamento rettilineo e si adatta alla frattura della faglia sismica. L’ampliamento dello scavo ha messo in luce un’ampia porzione dell’edificio che presenta una planimetria a P. I sedili conservati sono in travertino. Nella parte inferiore del theatron la rimozione degli scarichi bizantini ha messo in luce la facciata monumentale sottostante i gradini e al di sopra della sorgente già in parte messa in luce nella campagna del 2010: l’arco, da cui ha origine la sorgente d’acqua termale, è inquadrato da semicolonne e presenta una trabeazione continua su cui è incisa la dedica a Plutone e Kore. Lo studio preliminare dei frammenti ceramici rinvenuti negli scarichi bizantini, infine, ha permesso di chiarire ulteriormente la progressiva obliterazione del monumento a partire dal V sec. fino al XI secolo d.C., epoca in cui avviene il crollo del muro di fondo del Ninfeo proto-bizantino costruito sopra il monumento di I sec. d.C.Contemporaneamente alle attività di scavo si è eseguito sia il rilievo di dettaglio del prospetto del Ninfeo proto-bizantino, che lo studio dei materiali ceramici.
Santuario delle Sorgenti. L’area di scavo all’inizio dei lavori.
Portico del Santuario delle Sorgenti
Sono proseguite le attività di scavo nel portico contiguo al Santuario delle Sorgenti, per chiarire la planimetria del monumento, in particolare nella parte centrale. Lo scavo ha messo in luce l’esistenza di una vasta aula posta alle spalle del muro di fondo del portico: tale aula sembra collegata ad una grande struttura rettangolare, probabilmente da identificare con una cisterna.Si è proceduto allo scavo dei livelli superficiali all’interno del porticato; sono stati rimossi i grandi pilastri in travertino pertinenti al muro di fondo tramite gru semovente. Si è quindi proceduto alla pulitura superficiale e al consolidamento dei pilastri, con l’imperniazione dei due pilastri spezzatisi in antico. I pilastri sono stati sistemati nell’area antistante il portico, mentre si è realizzato il riposizionamento di uno dei pilastri sullo stilobate del muro di fondo.
Portico del Santuario delle Sorgenti. Sistemazione dei pilastri sullo stilobate.
Stoà di Marmo
Si è ripreso lo scavo del portico di I sec. d.C. costruito lungo la Via di Frontino, già esplorato in parte nelle campagne 2005-2006. Lo scavo ha approfondito l’area precedentemente indagata, liberando completamente dalle concrezioni di calcare i blocchi del colonnato, crollati nel IV sec. d.C. Lo scavo è stato condotto con l’impiego del martello pneumatico. Il proseguimento dello scavo ha portato alla luce il basolato stradale della Via di Frontino e lo stilobate del colonnato.Dopo la documentazione grafica e fotografica si è provveduto a costituire un nuovo piano di calpestio, poco sotto la quota dello stilobate, con l’impiego di ghiaia di travertino. Con l’uso di gru semovente sono stati rimossi dallo scavo i blocchi architettonici del colonnato, avviando la pulitura e consolidamento degli stessi; sono state asportate le pellicole di calcare; sono stati ricollocati i frammenti distaccatisi; si è provveduto anche alla ricostruzione parziale delle superfici danneggiate, con integrazione in malta, e alla imperni azione dei frammenti maggiori di alcuni fregi, architravi e cornici.I rocchi inferiori di due colonne sono stati appoggiati sullo stilobate. All’interno dell’ambulacro del portico, si è quindi realizzato il rimontaggio a terra della trabeazione, con i blocchi sistemati su supporti di travertino per isolarli dal terreno.
Stoa di marmo. Sistemazione dei blocchi sullo stilobate
Via di Frontino, Porta Sud
È stato effettuato un saggio molto esteso (54 m x 8 m) lungo la Via di Frontino, a nord della Porta Sud, presso la strada moderna utilizzata dai turisti. Lo scavo ha evidenziato la presenza di strutture murarie funzionali al contenimento dell’acqua dei canali di travertino posti nelle immediate vicinanze. Al di sotto delle concrezioni di calcare si riconoscono strutture murarie di età bizantina che riutilizzano numerosi elementi architettonici provenienti dal Ginnasio. Un approfondimento del saggio è stato effettuato nella zona sud; si è messa in luce, al di sotto di spessi strati di calcare, una struttura muraria di età bizantina che s’imposta sull’asse stradale di età romana restringendolo in due distinte carreggiate.La plateia di età romana è stata raggiunta a quota -1.90 cm. ca dal piano di calpestio attuale. La strada è realizzata con grandi lastre di travertino ritrovate in buono stato di conservazione.
Necropoli Sud, Tomba S2
La campagna 2011 si è concentrate sulla tomba monumentale S2; l’area della tomba è stata pulita dalla vegetazione, tutti i materiali architettonici sono stati rilevati e schedati, al fine di realizzare una ricostruzione grafica complessiva dell’edificio.
Ricerche topografiche
Sono stati effettuato rilievi topografici con GPS differenziale nell’area compresa tra il Santuario delle Sorgenti e la Stoà di Marmo, nel cosiddetto Bouleuterion, nella Fortezza Selgiuchide, nel Macellum, presso il Grande Edificio, a nord della Cattedrale, a nord del Santuario di Apollo, nel Ginnasio e presso la Tomba di Flavio Zeusi. Nelle stesse aree si sono eseguite prospezioni con il Ground Penetrating Radar (GPR). È stato oggetto di rilievo tramite GPS e di scansione dei prospetti con stazione totale il Ponte Sud. Tra gli altri monumenti, inoltre, sono state oggetto di rilievo le strutture del Castello Selgiuchide.È stato completato il rilievi dei monumenti funerari nelle Necropoli Sud-Ovest, Sud-Est, Est e Nord-Ovest ed il posizionamento mediante GPS differenziale dei sarcofagi della Necropoli Nord. Tale attività ha consentito di acquisire una notevole quantità di nuovi dati: si sono distinti i manufatti in travertino, marmo, alabastro e breccia policroma e si è registrata la posizione delle iscrizioni, per formulare osservazioni topografiche sulla viabilità interna e l’organizzazione della necropoli.Sono state eseguite misurazioni sismiche passive mediante l’utilizzo del Tromino, strumento che misura la frequenza di risonanza delle onde sismiche nel sottosuolo; tale attività è finalizzata a chiarire le caratteristiche geologiche del sottosuolo, per la creazione della Carta Geologica della città.
Lavori di rilievo al ponte sud.
HIERAPOLIS 2010
Necropoli Nord, Tomba 163d
È stato ripreso lo scavo della camera ipogea della tomba 163d, in parte esplorata nel 2002-2003. Lo scavo, condotto da un antropologo, ha portato alla compleata rimozione delle sepolture plurime presenti sulle tre banchine superiori all’interno del vano. Le indagini hanno permesso il recupero di numerosi individui, insime a pochi oggetti del corredo e ai resti in metallo delle casse delle sepolture.
L’attività di schedatura e studio dei reperti osteologici è stata condotta nei depositi della Missione.
Porta di Frontino
Le indagini archeologiche sono state rivolte alla definizione delle fasi di frequentazione delle due torri poste ai lati dei tre fornici della porta.
Nelle torri est ed ovest sono stati eseguiti dei saggi al di sotto del livello pavimentale di età domizianea fino al piano di roccia su cui poggiano le fondazioni. Nella torre ovest è stata identificata una fornace per la cottura di vasellame tagliata dalle strutture della torre stessa.
Nella torre est, invece, le indagini hanno confermato l’occupazione della struttura in età bizantina come deposito di mattoni e materiale ceramico. Al di sotto del piano di calpestio domizianeo sono stati messi in luce gli strati della preparazione pavimentale che hanno restituito numerosi frammenti ceramici riferibili in gran parte a coppe a rilievo (I sec. a.C. – I sec. d.C.).
Insieme all’attività di scavo è proseguito il lavoro di ricognizione degli elementi architettonici appartenenti alla muratura delle due torri nell’area ad esse circostanti.
E’ proseguito inoltre lo studio analitico dei blocchi pertinenti al secondo ordine della Porta di Frontino al fine di ultimare la definizione dell’attico in vista di un progetto di restauro. Lo studio puntuale dei singoli elementi ha permesso di riconoscere una lysis con un andamento a nicchie.
Agorà Nord – Stoà-Basilica
Le indagini condotte sono state mirate alla verifica dell’articolazione dello spazio della stoà-basilica ed all’acquisizione di elementi cronologici utili alla datazione del crollo dell’edificio ed alle fasi della sua spoliazione. Precedenti interventi avevano interessato questa parte della stoà-basilica fino agli strati di schegge di marmo che costituivano le gettate di riporto per la posa del pavimento.
Sono stati individuati 2 filari di fondazione del muro di fondo N-S e un tratto di fondazione E-O che si connetteva ortogonalmente a quest’ultimo. Al di sotto del livello di schegge di marmo è stato messo in luce uno strato contenente abbondanti frammenti ceramici e matrici riferibile alle attività produttive dell’area.
Del muro di fondo è stata in parte identificata anche la trincea di spoliazione in cui sono stati buttati alcuni blocchi in marmo tra cui uno lavorato riferibile a una zoccolatura di grandi dimensioni. Nei livelli di asportazione dei blocchi del muro di fondo sono state anche identificate buche per la produzione di calce.
Ninfeo dei Tritoni
Le indagini sull’edificio si sono svolte secondo un programma che comprende attività di rilievo, di analisi e di scavo archeologico.
È stato eseguito un nuovo rilievo completo dell’edificio utilizzando il metodo del raddrizzamento di immagini fotografiche e di riprese da pallone e della successiva restituzione grafica al computer. È stato possibile realizzare un fotopiano del monumento e dell’area circostante che è stato georeferenziato ed agganciato alla cartografia generale della città.
Per quanto riguarda lo studio degli elementi strutturali e decorativi della facciata marmorea è stata proseguita la schedatura analitica, la documentazione grafica e fotografica dei blocchi architettonici. I dati raccolti saranno utilizzati per il completamento della proposta di ricostruzione grafica del prospetto dell’edificio in particolare per la trabeazione del secondo ordine e del basamento del terzo ordine.
Con l’aiuto di una gru semovente sono stati ricomposti alcuni grandi blocchi di architrave-fregio e di cornice del secondo ordine e del basamento del terzo ordine. E’ inoltre continuato il lavoro di ricomposizione dei singoli frontoni e semifrontoni, il rilievo dei singoli pezzi e la ricostruzione grafica.
Sono state avviate anche le indagini stratigrafiche nell’area prospiciente il ninfeo, oltre la plateia. Ad una fase di occupazione di età medio-bizantina appartiene la realizzazione del muro 8808; si tratta della prosecuzione verso NO della struttura muraria, già identificata come delimitazione di una strada databile nell’ambito del XII sec. d.C. Alla stessa fase va riferito un edificio con probabili funzioni abitative; i muri perimetrali sono realizzati con piccoli blocchi e da diversi materiali di spoglio, tra i quali un frammento di rilievo pertinente all’Amazzonomachia del ninfeo, che è stato recuperato e trasferito al Museo.
Nella parte sud dell’area di scavo è stato individuato il crollo del portico occidentale della via di Frontino. L’asportazione di quest’ultimo ha permesso di mettere in luce parte del marciapiede riferibile ad un rifacimento più tardo. Sulla base dei dati ricavati dallo scavo è possibile riferire questi interventi di ripristino del marciapiede e del basolato della strada ad una fase successiva al terremoto del IV sec. d.C. Il crollo definitivo del portico è invece riferibile con ogni probabilità al sisma della metà del VII sec. d.C.
Santuario di Apollo
Lo scavo si è concentrato nell’area antistante il Ninfeo del santuario di Apollo, dove era stata avviata, nel corso delle campagne 2008-2009, l’indagine della struttura ad andamento curvilineo denominata theatron. Si tratta di un edificio con sedili di marmo destinato ad accogliere gli spettatori e collegato alle manifestazioni rituali tenute nel santuario. Il theatron è stato completamente obliterato dai canali di travertino formatisi in questa zona nelle fasi di abbandono della città, verosimilmente dopo il VII sec. d.C.
Continuando l’asportazione dei canali di travertino con il martello pneumatico si è messa in luce tutta la parte Nord del theatron e la scalinata adiacente. Sono state rimosse, inoltre, le formazioni di travertino superficiale davanti al theatron. Nei livelli stratigrafici collegati al canale più recente è stata rinvenuta ceramica invetriata di XIII sec. d.C.
Tutta l’area davanti al Ninfeo è stata oggetto di un esteso lavoro di rimozione dei blocchi di travertino che ostruivano la vista della facciata del monumento. Anche il lato Nord del Ninfeo è stato oggetto di un intervento di pulizia che ha messo in luce le strutture di un impianto produttivo bizantino, installato davanti all’ala nord del monumento.
Lo scavo dell'area davanti al theatron ha permesso di identificare i resti di una pavimentazione di marmo più bassa del piano, sempre di marmo, su cui poggiano i sedili. L’andamento della pavimentazione è indicato da uno strato di malta rossiccia. Di fronte al pavimento è inoltre stato identificato un taglio nella roccia. Nello spazio fra il pavimento e il taglio è possibile ipotizzare la presenza di una cavità. L’esplorazione di questa zona è molto difficile perchè il terreno è umido e molto limoso Tutta l’area è interessata dalla presenza di frammenti di marmo relativi alla presenza di una recinzione. La serie di osservazioni fatte durante lo scavo permette di identificare in questa zona l’apertura del Plutonion, secondo le descrizioni tramandate dalle fonti antiche (Strabone, Cassio Dione). Per continuare l’esplorazione sarà necessario drenare l’acqua di risalita.
Nei depositi della Casa della Missione sono proseguiti i lavori di schedatura dei materiali ceramici, avviata negli scorsi anni, ed il controllo delle tabelle materiali e l’immissione dei dati nel database.
Ninfeo del Santuario di Apollo
E’ stato elaborato un nuovo rilievo dell’elevato del monumento per integrare la documentazione grafica. Contemporaneamente è proseguita l’attività di schedatura e di analisi degli elementi strutturali e decorativi della facciata marmorea. Il lavoro ha permesso di riconoscere i blocchi del primo ordine e quelli del secondo.
Insula 104
Le attività del 2010 si sono concentrate esclusivamente su problemi di conservazione e restauro delle case dell’insula 104, e in particolare degli affreschi della sala A 1207 nella Casa del cortile dorico, degli stucchi in posto e dell’iscrizione dipinta nella stanza di Manasse nella Casa dell’iscrizione dipinta.
Dopo la rimozione delle strutture di protezione sono stati avviati i lavori di pulizia e consolidamento delle pitture nella sala A 1207. Gli affreschi sono stati trovati in buone condizioni, la pellicola pittorica brillante, gli strati di preparazione ben aderenti ai muri. Qualche efflorescenza sulla superficie dipinta è stata tolta meccanicamente e poi si è proceduto a pulire con acqua demineralizzata e con polpa di carta.
Anche l’iscrizione dipinta con il testo della preghiera di Manasse nella Casa dell’iscrizione dipinta (primi decenni del VI sec. d.C.) è stata nuovamente scoperta dai teli sintetici verdi, pulita, e, ove necessario, consolidata.
Contemporaneamente, si è proceduto a consolidare, integrare gli alzati murari della Casa del cortile dorico, ambienti A 79, A 119, A 142, A 118, A 1352 e a pulire i muri della facciata delle case lungo lo stenopos 19.
Si è proceduto al consolidamento in situ di cornici a rilievo in stucco messe in luce ai lati della porta di ingresso della stanza A 1267.
Al fine di procedere alla documentazione fotografica da pallone frenato, sono stati ripuliti diversi pavimenti della Casa dei capitelli ionici e della Casa del cortile dorico (sala A 194, peristilio, vano A 79, A 113). Scattate le foto verticali e terminati i lavori di restauro murario e decorativo, i pavimenti sono stati ricoperti con geotex bianco.
Gli affreschi e l’iscrizione sono stati ricoperti di tessuto sintetico traspirante verde
La Casa del Cortile dorico è stata quasi completamente restaurata, i muri consolidati e la sala degli affreschi A 1207 è stata totalmente coperta da una grande tettoia sostenuta e controventata da tubi con giunti, in pendenza verso lo stenopos 18. Il tetto è costituito da pannelli isolanti dalla luce e dal calore.
La stanza di Manasse, A 1267, è coperta totalmente da una tettoia con ripari anche laterali, l’iscrizione è stata ricoperta con teli sintetici verdi traspiranti, per proteggerla dalla luce e dalla polvere; è stata inoltre realizzata una porta metallica per consentire l’accesso controllato all’iscrizione e alla stanza.
Il muro ES 1311, perimetrale sud della sala A 1361, decorato con pitture e stucchi, di cui restano pochi lacerti in situ, è stato coperto con tessuti sintetici traspiranti verdi e poi con una larga tettoia con pannelli isolanti.
Teatro
Sono proseguite le attività di catalogazione e schedatura dei frammenti e delle schegge degli elementi marmorei del primo ordine della fronte scena del teatro con l’utilizzo di una scheda informatizzata.
E’ stata completata la documentazione delle strutture murarie delle camere e dei passaggi dell’iposcenio per l’individuazione delle tecniche costruttive e di eventuali interventi di restauro antichi e moderni.
Sono stati effettuati alcuni sondaggi nei corridoi nord e sud dell’iposcenio per individuare i livelli di fondazione dei muri sottostanti i podi del primo ordine della scena. Le indagini hanno confermato l’impostazione delle murature antiche sul banco roccioso regolarizzato.
Le attività nell’area del teatro si sono svolte contemporaneamente all’avvio del cantiere per l’anastilosi del primo ordine della fronte scena. Le prime operazioni sono consistite nella realizzazione nel piazzale all’esterno del teatro delle piattaforme per le ricostruzioni a terra e per la movimentazione dei blocchi da restaurare, nella recinzione del cantiere e nella costruzione del ponteggio esterno ed interno all’edificio scenico.
Collina di San Filippo
Le attività di scavo sulla collina di San Filippo hanno interessato l’area della tomba C127 e della torre selgiuchide.
Tomba C127
Nell’area della tomba C127 i lavori si sono concentrati nel settore ovest, tra la tomba di età romana e la struttura muraria protobizantina, con orientamento nord-sud, in cui si apriva un ingresso. È stata identificata una scalinata di marmo di cui si conservano tre gradini in posto e numerosi blocchi in crollo. La scala, costruita in età protobizantina, poggiava su strutture della precedente necropoli romana tra cui un sarcofago in travertino completamente obliterato. A nord della tomba è stato individuato un pavimento a mosaico con riquadri delimitati da un motivo a doppia treccia e tondi centrali; in uno dei tondi sono visibili tre pesci.
La parte meridionale dell’area oggetto di indagine era interessata dal crollo dell’alzato delle strutture protobzantine. Nel crollo erano presenti numerosi elementi architettonici in marmo pertinenti sia all’alzato che agli arredi interni. Si è proceduto quindi alla documentazione ed alla rimozione, con gru semovente, di una parte dei materiali crollati. Sono state evidenziate alcune strutture di età mediobizantina, la cui funzione non è ancora chiara, impostate all’interno del complesso più antico.
Nell’angolo sud-orientale dell’area indagata, dopo l’asportazione del crollo, è stata messa in luce una parte del pavimento in opus sectile costituito da pannelli con motivi geometrici in marmo bianco e nero delimitati da larghe fasce di marmo bianco.
Torre selgiuchide
Nell’area tra la torre selgiuchide e la scalinata che portava al Martyrion i lavori di pulizia hanno permesso di individuare alcune strutture tarde, costruite con materiali di reimpiego, forse per contenere i crolli e creare dei percorsi tra le rovine.
All’interno della torre si è proceduto, con la gru semovente, alla rimozione dei blocchi in crollo. E’ stato quindi possibile mettere in luce la soglia dell’ingresso est e l’articolazione interna del vano. Le indagini sono state estese anche all’esterno della torre: nella parte ovest sono stati messi in luce i gradini della scalinata monumentale mentre nella parte est è stato individuato il muro di delimitazione della scalinata che portava al Martyrion. In quest’ultima area è stata anche individuata e scavata una tomba a fossa, che conteneva uno scheletro in posizione supina.
Interventi di consolidamento hanno interessato le strutture perimetrali della torre.
Eastern Necropolis
The excavations were concentrated on 5 areas in and around the tombs C84, C91, C92, C92a:
1)Inside tomb C92 (42), between the benches
The area of excavation was concentrated on the center between the three lower benches in the tomb. All masses were excavated down to the Roman floor. In the center of the aisle is a pit covered with a stone slab. The finds are both from the Roman and Middle Byzantine periods. A Cross pendant dated to the 10th - 12th century was found; among the Roman finds were pottery fragments, fragments of jewellery, a grotesque terracotta head.
2)In and around tomb C91 (51)
The roof slabs of tomb C91 were removed for future restoration. The facade was almost completely excavated. On the right side of the door an inscription was foundThe inside was excavated to the height of the upper bench at the rear wall. After excavation the inside of the tomb was filled with about 20cms of earth. ¬¬
The surroundings of the tomb were excavated; thereby 4 tile tombs were discovered: Tomb 481, 512, 521 and 550.
Tomb 481: the tomb contained bone fragments. However no articulated skeleton parts could be recorded.
Tomb 512: it consisted of two layers of tiles and was undesturbed. The skeleton was placed on the second tile layer. Two metal, one in broze, the other in iron, buckles were found.
Tomb 521: the tomb was covered by three layers of tiles; it contained only few bone fragments. In the stone setting around the third tile layer two coins were found, dating to the period AD 330-340.
3)Sarcophagus in front of the tombs C92 (42) and C92a (65)
Started in 2009 the sarcophagus 63 in front of C92, west of the entrance was further excavated in artificial layers. At least five individuals including one child could be identified. The sarcophagus contained fragments of glass and ceramic vessels including fragments of oil lamps; the finds can be dated to the 6th century or later.
4)Sarcophagus to the East of C92 (42)
Sarcophagus 62 was opened. The bone material inside was very fragmented. The sarcophagus also contained some pottery fragments and several iron nails.
5)Extension of the trial trench 5 between tombs C92a (65) and C84 (187)
Large parts of a mortar rampart found in 2009 were further excavated in trench 7 and 10. The construction is an irregular heap of rocks and soft mortar, forming a sloping rampart between two terraces. Obviously the rampart represents the preparation of the terrain for the building of the housetombs. There were probably more tombs planned in the area but the project was never accomplished.
GIS survey of East necropolis
In addition to the excavation the GIS survey was followed up this year, covering the area from the martyrium church to the Hellenistic theatre. In 2010 116 more tombs have been recorded. Status as of 2010 is 572 registered house tombs, bomoi, barrel-vaulted tombs, sarcophagi, cist and tile graves. Each registered tomb number is entered in the database together with an outline drawing of the tomb, a description, and a photograph. Furthermore traces from travertine quarrying and the later Ottoman dwellings, road, irrigation system and fences were surveyed. All in all 22 later dwellings and houses were registered in the area of the East necropolis.
Osteo-archaeological analysis
The analysis continued completing the work of 2009. Ca. 80% of the 2009 bone material were registered and analysed. The anthropologist also assisted with the time consuming work of selection, registering and taking of DNA samples.
The registered bones were added to the osteological database.
Santuario delle Sorgenti
Nell’area del Santuario delle Sorgenti, che si estende tra il Santuario di Apollo e la Stoà di marmo, è stato possibile definire ulteriormente lo sviluppo planimetrico del complesso e precisare le fasi di vita del Santuario.
Le indagini archeologiche si sono concentrate in due settori distinti all’interno dell’area del complesso monumentale. Il primo settore di scavo è in corrispondenza della parte superiore dell’edificio dove era il crollo del muro di fondo del monumento di epoca proto-bizantina (fine IV-V sec. d.C.). La rimozione del crollo e l’apertura di un saggio ha permesso di mettere in evidenza una porzione completa del theatron in travertino individuato nel 2009. Esso risulta costruito sul banco di roccia naturale e nella parte inferiore presenta una facciata monumentale: da qui ha origine la sorgente di acqua termale inquadrata all’interno di un arco in marmo. Lo studio della stratigrafia permette di datare il theatron e la prima sistemazione della sorgente in epoca giulio-claudia. L’analisi preliminare dei frammenti ceramici rinvenuti ha permesso, inoltre, di verificare una progressiva obliterazione delle strutture a partire dal V fino al X secolo d.C., epoca in cui avviene il crollo del muro di fondo dell’edificio proto-bizantino.
Il secondo settore di scavo è ubicato nella parte inferiore del complesso. Qui le indagini archeologiche hanno permesso di mettere in luce le strutture riferibili all’edificio di epoca proto-bizantina. Sono state scavate le vasche, evidenziandone i pavimenti in tavelle fittili e il rivestimento in malta idraulica delle pareti. All’esterno delle vasche, lo scavo degli scarichi medio-bizantini ha permesso di evidenziare completamente la balaustra in marmo dell’edificio di epoca giulio-claudia in parte emersa dagli scavi del 2009; su questa balaustra si imposta, in epoca medio-bizantina, una abitazione realizzata con materiale di reimpiego. Sul lato meridionale, infine, si è portato alla luce il canale della sorgente del V secolo inquadrata all’interno dell’arco in travertino.
Portico presso il Santuario delle Sorgenti
È stato realizzato uno scavo nell’area compresa tra lo stenopos 22 ed il Santuario delle Sorgenti. È stata individuata una stoà lunga 52 m, con un orientamento divergente rispetto a quello dell’impianto urbano. Il portico rivestiva l’area occupata da una grande cisterna e da una sorgente individuata sempre nel corso della presente campagna; questa sorgente era racchiusa all’interno di un piccolo ninfeo con prospetto a nicchie arcuate. La stoà presentava una facciata in marmo, di cui si conservano lo stilobate ed una base di colonna in crollo. La parete di fondo era caratterizzata da pilastri con semicolonne in travertino; i primi sette pilastri più settentrionali sono stati rinvenuti in crollo a seguito di un sisma. La stoà era accessibile dallo spazio antistante il Santuario delle Sorgenti mediante un grande arco marmoreo ad unico fornice, di cui si conserva una base in crollo e elementi dell’alzato in crollo; al limite meridionale della stoà si trovava un arco in travertino rivestito di marmo. Il muro di fondo della stoà era interrotto a metà da un vano verso est, forse un’esedra, accessibile mediante un grande arco con pilastri. In quest’area, piuttosto sconvolta da interventi di epoca bizantina, si è rinvenuto anche uno scarico di materiali di epoca romano-imperiale, con frammenti di intonaco, due dita di una statua in marmo femminile ed una testa in marmo di una statua virile databile alla metà del III sec. d.C..
Ginnasio
Secondo Progetto approvato dal Koruma Korulu, è proseguita l’attività di restauro del portico in marmo del Ginnasio.
- Per la realizzazione delle nuove fondazioni del portico, si è proceduto alla rimozione di cinque blocchi dello stilobate (fig. 58). É seguito lo scavo stratigrafico e la documentazione delle fondazioni bizantine in blocchi di reimpiego (fig. 59). Sul banco roccioso naturale sono state realizzate le nuove fondazioni su cui sono stati ricollocati i blocchi dello stilobate.
- Nelle lacune dello stilobate sono state realizzate integrazioni in piccole pietre.
- I rocchi di tre colonne, puliti e consolidati nelle passate campagne, sono stati rimontati secondo la posizione del restauro di età bizantina (fig. 60).
- Due blocchi di architrave, oggetto di integrazione nel 2009, sono stati ricollocati in opera senza imperniazione; il resto della trabeazione è stata rimessa in opera al di sopra (fig. 61).
Necropoli Sud, Tomba S10
Proseguendo le attività del 2009 nell’area della tomba S10 (tomba di Tiberio Claudio Talamo), i lavori si sono concentrati nella camera funeraria del complesso. Sono stati portati alla luce nella loro interezza i muri perimetrali: è stato ricostruita la volumetria originale della camera ipogea e la sua copertura a botte, probabilmente mimetizzata all’esterno mediante un tetto piano.
A Nord del complesso S10, è stato individuato un muro di terrazzamento che conteneva il declivio naturale cui si appoggia la camera voltata.
Un piccolo saggio immediatamente a Sud della scala di accesso alla camera, all’interno del recinto, ha individuato un apprestamento per la canalizzazione delle acque e il livello di calpestio.
Indagini Topografiche
Le attività svolte nella campagna 2010 nell’area urbana di Hierapolis di Frigia sono state finalizzate all’integrazione ed al completamento della carta archeologica della città mediante prospezioni geofisiche, ricognizioni di superficie ed interventi di scavo.
Sono state condotte prospezioni geofisiche con georadar in quattro aree della città: area tra il Theatron del Santuario di Apollo e la plateia, sui lati ovest e sud dell’Agorà Civile, e sulla zona posta subito ad ovest dell’estremità meridionale della Via di Frontino, al di fuori della Porta Bizantina Sud.
Nell’area subito ad est della Chiesa a Pilastri sono state scavate quattro trincee, dove le prospezioni geofisiche del 2007 avevano evidenziato la presenza di un edificio a pianta rettangolare (Edificio A), di cui non sono visibili resti in superficie. I saggi di scavo hanno evidenziato strutture murarie antiche, inserite in uno strato di terreno caratterizzato da forti emissioni di anidride carbonica. In particolare, gli scavi hanno accertato la presenza delle murature di almeno tre lati della struttura (ovest, nord, est), nonché il possibile lato sud. L’edificio (m 19,30 x 12,30) è caratterizzato da più fasi di utilizzo (di epoca romana, proto-bizantina e medio-bizantina) e risulta accessibile mediante una porta con stipiti realizzati con elementi architettonici di riutilizzo. All’esterno dell’angolo sud-est di questo edificio è presente un grande pilastro monolitico (alto quasi 7 m) realizzato in breccia policroma, in origine sormontato da un capitello corinzio in marmo. Il pilastro deve essere crollato a seguito di uno dei terremoti che hanno colpito la regione di Denizli nel XIX o nel XX sec.
Contemporaneamente, sono stati realizzati rilievi topografici mediante GPS differenziale delle strutture murarie presenti all’interno dell’area urbana, ad est della plateia, nella parte meridionale della città ed in quella settentrionale; i rilievi sono stati finalizzati al completamento della carta archeologica di Hierapolis.
Ricerca epigrafica
Nell'area del aghiasma di S.Filippo sono state rinvenute alcune iscrizioni, in parte riutilizzate, e vari frammenti, tutti di carattere sepolcrale. Si è proceduto alla documentazione fotografica ed alla schedatura e lettura dei testi.
Nell’area del santuario delle sorgenti si è trovato un frammento di architrave recante la probabile menzione di una struttura ad arco o circolare, una psalis.
Due frammenti, letti presso il deposito della Missione sono stati attribuiti e quindi riaccostati a un blocco marmoreo rinvenuto in un podio della scena. Il testo è una dedica votiva di una Vittoria, di un'altra statua e delle basi, forse legata a un successo in una competizione agonistica.
Restauro della statua colossale in marmo
I due grandi frammenti in marmo della statua colossale rinvenuta nel 2009 presso il Santuario delle Sorgenti sono stati oggetto di restauro. I frammenti sono stati puliti e le superfici consolidate. Un apposito progetto è stato realizzato per la musealizzazione del pezzo, con la creazione di un supporto in acciaio che consente di ricollocare le parti marmoree nella loro esatta posizione. La statua, così ricomposta, è stata sistemata all’interno di una delle nicchie delle Terme Grandi, presso il Museo.
Data ultimo aggiornamento: 05.03.2013